Nobile di Montepulciano: i migliori vini delle ultime annate

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La creme della creme del Nobile di Montepulciano: quindici vini di altissimo profilo che mettono insieme forza e gentilezza, profondità e godibilità nell’immediato.

Il Nobile e la rivoluzione delle Pievi

Dalle U.G.A. del Chianti Classico alle Pievi del Nobile di Montepulciano il passo è breve: l’idea di base è la stessa. La differenza sta nel fatto che le nuove sottozone poliziane non corrispondono a dei paesi, ma ad antichi fondi di epoca longobarda. Un bel modo toscano al 110% di creare dei Cru che non saranno totalmente accurati da un punto di vista geologico, climatico e via discorrendo, ma che gettano le radici in una storia reale e non fittizia, con tanto di riferimento agli ordini monastici che fa un po’ Borgogna. Un’iniziativa che darà lo scossone ad una denominazione che è sempre rimasta mezzo passo indietro rispetto al Chianti e un passo e mezzo indietro a Montalcino. Anche qui, come a San Gimignano, la bellezza e l’appeal turistico sono stati croce e delizia: hanno impigrito un po’ un comparto produttivo sicuramente florido, ma che non hai mai espresso a pieno il suo potenziale qualitativo. Non che a Montepulciano non ci siano da sempre produttori degni di attenzione ed ammirazione, ma forse sono mancati dei veri pazzi scatenati, dei gamechangers al pari di quelli che hanno rivoluzionato i due territori sopraccitati. E poi troppe aziende negli anni hanno fatto forza sulla maggiore densità cromatica e sull’anima più docile del Prugnolo Gentile – il Sangiovese di Montepulciano – per produrre vini moderni, possenti, avvenenti, ma francamente poco territoriali.

Con le Pievi dovrebbe cambiare molto (se non tutto): lo dimostrano gli assaggi dei campioni in affinamento effettuati con la guida di star dell’enologia nazionale del calibro di Riccardo Cotarella, Franco Bernabei e Lorenzo Landi. Tutti e tre molto contenti di questa iniziativa che è stata portata avanti in piena pandemia: “  Eravamo rimasti tutti confinati qui – ci riferiscono i produttori – non potendo viaggiare, abbiamo cominciato a riunirci alla Fortezza e a sviluppare il progetto Pievi”. Una decina le aziende che hanno partecipato alla creazione del sistema;  in corso d’opera, se ne sono aggiunte parecchie altre, tant’è che, al momento, il vino che riposa in cantina in attesa di  diventare Nobile di Montepulciano Pieve nel 2024 è sufficiente a riempire circa 500 mila bottiglie, distribuite su di oltre 50 etichette diverse. Un conseguimento importante se si considera che le aziende aderenti al consorzio sono 75 in tutto e che la produzione complessiva è nell’ordine di cinque milioni di esemplari nelle annate favorevoli.

Le Pievi ci aiuteranno a comprendere meglio il territorio di Montepulciano: già in questa occasione hanno messo in luce sfumature che le etichette con nomi di fantasia faticano a sintetizzare. La dicotomia più importante che emerge è quella relativa ai suoli: dove ci sono le sabbie, abbiamo vini più gentili, con un frutto molto ricco ed aromi che virano sul fiore e sulle erbe balsamiche; dove, invece, c’è argilla e non c’è traccia di calcare, il Sangiovese diventa più forzuto, “brunelleggia” potremmo dire, senza, però, perdere di vista quella finezza aromatica che è il punto di forza del miglior Nobile di Montepulciano. Tra il primo modello – incarnato al meglio dalle Pievi Valiano e Ascianello – e il secondo – Badia, Argiano, Cervognano – si trovano varie vie di mezzo, legate ad altitudine, esposizione, e via discorrendo. Ma l’idea del Nobile di Montepulciano come Giano bifronte – che può essere piuma o ferro – emerge chiara e forte ed affascina non poco.

Tornando a questa penultima anteprima senza Pievi, il dato più importante è la crescita qualitativa trasversale della denominazione che si registra con l’annata 2019 del Nobile di Montepulciano. L’andamento favorevole ha sicuramente dato una mano, ma non è solo una questione di buona sorte. Molte piccole aziende nate nell’ultimo ventennio hanno raggiunto con questi ultimi millesimi la loro fase di maturità. E’ per questo che tra i Nobile 2019 abbiamo trovato un quantitativo non indifferenti di vini semi-sconosciuti e sorprendenti. Qualche nome su cui puntare? Il Mulinaccio, Villa Sant’Anna, Manvi. Oltre, ovviamente, ai soliti Dei, Boscarelli, Le Bertille, Bindella, che non sbagliano mai un colpo.

Diverso il discorso relativo a Nobile 2018 e  Riserva 2018. Qui abbiamo trovato un parterre più altalenante, soprattutto per quanto riguarda la Riserva, complice un’annata che forse non ha offerto a tutti la materia giusta per produrre un vino con un affinamento in legno più lungo. In ogni caso, gli esempi positivi ci sono e mettono in evidenza ancora una volta la prerogativa più importante del miglior Nobile di Montepulciano: la capacità di coniugare forza e gentilezza.

IL REPORT COMPLETO SUL NOBILE DI MONTEPULCIANO

I MIGLIORI VINI – NOBILE DI MONTEPULCIANO 2019:

La Braccesca

Cominciamo con il Nobile d’annata della succursale poliziana di Antinori, che esibisce un profilo essenziale, giocato su toni di ciliegia e lavanda, bergamotto e rosa rossa. E’ facile, non troppo sfaccettato, ma disteso ed equilibrato, con tannini fini e ritorni fruttati che danno volume e prontezza al sorso. Relativamente semplice, ma sfizioso e immediato.

90/100

Il Mulinaccio – Spinosa

Un’aziendina bio scoperta l’anno scorso a Merano Wine Festival. Anche in questa occasione ci ha sorpreso in positivo. La Spinosa ha un profumo soave e allettante: gelatina di ribes e fragola, cannella e un refolo d’incenso a delineare un profilo grazioso. I francesi definirebbero sucrè – ovvero dolce, goloso, ma senza zucchero – il sorso fine e fluido, con tannino che spinge nelle retrovie e finale balsamico di bella souplesse.

91/100

Dei

Vino benchmark di un’azienda storica, che ha fatto la storia del Nobile nell’ultimo quarantennio. Non è troppo espressivo, ma quel che si sente affascina non poco. Ciliegia immatura e legno arso, pastiglia alla viola ed erbe balsamiche emergono gradualmente e danno finezza ad un sorso spigliato e croccante, agile ed incisivo, con ritorni di arancia sanguinella e mirtilli che sfumano in un finale di straordinaria soavità. Non sbagliano un colpo!

91+/100

Podere Le Berne

Versione centrata di azienda con sede nella futura Pieve di Cervognano, che con tutta probabilità sarà tra le più gettonate. Il profumo è didattico: mora e macchia mediterranea, cuoio e arancia sanguinella. E’ fresco e vivace, croccante e salino sul fondo, con spalla acida tonica e finale godibile su toni di pastiglia alla viola. Ottimo!

92/100

Bindella

Chi è stato in Svizzera conosce i Bindella: sono tra i più importatori ristoratori della confederazione – sia per numero che per qualità dei ristoranti – ma, quando si è trattato di investire qui, sono entrati in punta di piedi, senza stravolgere nulla. Forse è per questo che oggi i loro Nobile rientrano nella cerchia dei migliori. Il 2019 base è letteralmente irresistibile: grazioso e succoso, croccante di ribes e bacche rosse, con tannino ben integrato e finale disteso tra fiori ed erbe aromatiche, menta e arancia sanguinella. Tra i più scorrevoli in assoluto.

92/100

Boscarelli

Mirtillo rosso e viola mammola, arancia sanguinella ed erbette a delineare un profilo classico e senza tempo. Sorso lineare, rafforzato dalla spinta minerale che dà grinta e incisività insieme al tannino impeccabile, con finale tonico e rinfrescante su toni di ribes e tarocco siciliano. Cos’altro desiderare dal Nobile di Montepulciano base dell’azienda più celebre della denominazione?

92/100

Manvi – Arya

Gelatina di mirtilli e paprika, sigaro toscano e nocciola tostata, arancia rossa e alloro a creare un profilo estroverso e accattivante. Splendido lo sviluppo soave e scattante, tonico di arancia e mela rossa, con salinità coinvolgente, ritorni floreali e di erbe aromatiche che danno eleganza al finale composto e soave. Una sorpresa!

92/100

Bindella – I Quadri

Ribes rosso e grafite, fiore di sambuco, macchia mediterranea a tutto spiano. Solare e avvenente, cremoso e suadente, con ritorno di arancia sanguinella che calibra la progressione potente e rimandi all’eucalipto, al sandalo e alla lavanda che danno personalità precisissima e grande finezza al finale lungo e garbato. Splendido!

94/100

I MIGLIORI VINI – ANNATE PRECEDENTI:

La Combarbia – 2018

Azienda che non conoscevo e che mi ha stupito. Siamo di fronte ad un’interpretazione un po’ “wild”, per niente omologata, giocata su toni maturi di composta di more, sigaro e fungo porcino. E’ bizzarro al naso, mentre in bocca é equilibrato e godibile, travolgente nella parte tannica ma con cremosità di fondo accattivante, ritorni speziati e balsamici che definiscono il finale di persistenza sorprendente. Interessante!

91/100

Tiberini – Le Caggiole 2018

Insieme a Dei, Tiberini menziona in già etichetta una delle Pievi potenzialmente più performanti. I profumi sono suadenti e lineari: lampone e liquirizia, anice e un accenno selvatico. Succoso, immediato, scorre agile tra ribes e lampone, erbe aromatiche e qualche cenno ematico. Il tannino è intenso, ma perfettamente incorporato, l’acidità sostiene il finale suadente e garbato. Molto raffinato.

91/100

Villa Sant’Anna – 2018

Ribes e melagrana, felce e macchia mediterranea. Sorso croccante e aggraziato, con ritorni di frutti di bosco croccante, salinità intensa a supporto, finale di finezza e soavità su sfumature mentolate e speziate.

92/100

Priorino – Robi Riserva 2018

Rosa appassita e graffione, arancia rossa e legni balsamico. Ha polpa, cremosità e discreta verve acida di fondo, tannino fitto che irrobustisce senza compromettere il frutto succoso ed integro che prende la scena nel finale lungo e soave. Eccellente!

92/100

Contucci – Mulinvecchio 2017

Sottobosco e pellame, carne grigliata, frutto scuro sul fondo. Più composto in bocca, con qualche cenno terragno che incornicia il frutto suadente, goloso, centrale nella progressione equilibrata e di buona persistenza. Un classico intramontabile dall’azienda storica con sede sulla Piazza Grande di Montepulciano.

92/100

Tenuta Trerose – Simposio Riserva 2018

Naso insolito e affascinante: piccante di paprika e cardamomo, origano e peperone crusco, poi più fruttato e appena terragno. E’ caratterizzante e saporito, scandito da questi rimandi piccanti che danno brio a uno sviluppo ricco e avvolgente, tannico quanto basta, poi salino nel finale perfettamente delineato. Bella versione dal flair mediterraneo che, però, mantiene una certa scorrevolezza.

93/100

Dei – Bossona Riserva 2017

La 2017 non è stata un’annata memorabile per il Sangiovese in generale, ma Montepulciano, con i suoi mesoclimi più freschi, ha fatto meglio di altri areali. Non c’è da stupirsi, pertanto, se il Bossona, in questo millesimo, sfoggia un profilo caleidoscopico che lo rende tra i migliori vini toscani in assoluto dell’annata: tranquillamente capace di competere con i grandi Brunello di Montalcino e compagnia bella. Rosa appassita e gelatina di lamponi, liquore all’anice, spezie orientali ed eucalipto delineano un naso ipnotico. In bocca è ricco, vigoroso, ma senza peso, carico di frutto goloso – ma non sovramaturo – e poi floreale e mentolato, irrobustito dal tannino fitto e magistralmente estratto, ematico e terragno nel finale che dura minuti. Spettacolare!

95/100

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