Le Piane e il Boca: la cantina che ha fatto rinascere uno dei più grandi vini piemontesi

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In una domenica mattina a cavallo tra luglio e agosto, a distanza di poco più di un anno dalla nostra ultima gita in questo territorio, siamo tornati a percorrere l’autostrada A4, direzione Boca. L’impatto è sempre suggestivo mentre, avvicinandosi alla meta, si cominciano a vedere le vigne macchiare, di tanto in tanto, i boschi circostanti questo piccolo centro abitato del novarese. Questa volta l’obiettivo della nostra visita è la cantina Le Piane guidata da Christoph Künzli, pioniere nella riscoperta di queste colline, nato a Davos, ma che da più di vent’anni è senza ombra di dubbio uno dei migliori interpreti di questa zona.

Künzli in Alto Piemonte ci finisce quasi per caso più di vent’anni fa; nella sua precedente vita da importatore di vini in Svizzera, durante una sua visita in questo angolo di Piemonte, scopre il territorio di Boca; qui incontra Antonio Cerri e i suoi vini che lo stregano a tal punto da convincerlo a fermarsi e cominciare lui stesso a produrre vino da queste vigne. La figura del Cerri, che ha smesso di produrre vino a metà degli anni novanta, è stata di fondamentale importanza per Christoph, tanto che tutt’ora continua a seguirne gli insegnamenti.

A Boca il vino si è sempre fatto, ma durante la seconda metà del secolo scorso si è visto un progressivo abbandono delle campagne. Il punto più basso lo si è toccato nei primi anni novanta quando la superficie vitata si è ridotta ad una decina di ettari. La tendenza ha cominciato ad invertirsi nei primi anni duemila proprio grazie al coraggio di Künzli che ha deciso di scommettere nuovamente su questo territorio. Ad oggi, si può contare su una dozzina di produttori che puntano a far tornare in auge questa denominazione.

Al nostro arrivo ad accoglierci nello showroom dell’azienda nel centro del paese c’è proprio ChristopH che, dopo una breve introduzione e un accenno all’origine vulcanica di questi suoli, ci porta a visitare Le Piane, una delle sue vigne. Nel breve tragitto in macchina ci racconta che attualmente in azienda sono in dieci e la maggior parte opera in vigna; qui tutti i lavori vengono effettuati a mano, non viene utilizzato nessun tipo di diserbante ma, anzi, si fa ricorso all’humus prodotto direttamente in azienda per fertilizzare il terreno.

Arrivati a destinazione saltano subito all’occhio i filari di nebbiolo allevato a guyot che occupano la parte più alta della collina – siamo a circa 460 metri s.l.m – mentre, scendendo poco più a valle, si trovano le vigne più antiche allevate con il sistema tipico di questa zona, la Maggiorina: tre viti che si sviluppano verso i quattro punti cardinali formando così il quadretto “maggiorino”. Nella vigna a maggiorina si perde il conto delle quantità delle varietà piantate: si passa dall’uva rara alla vespolina, dalla croatina al nebbiolo fino ad arrivare anche a uve a bacca bianca come l’erbaluce e la quasi scomparsa malvasia di Boca.

Di ritorno verso la sale degustazioni la nostra guida ci spiega che gli interventi in cantina sono ridotti al minimo: “ se in vigna lavori bene, in cantina rimane molto poco da fare”. Ai suoi vini Christoph non aggiunge nulla: fermentazione spontanea, nessuna filtrazione né chiarifica; la vinificazione avviene senza raspo per evitare un tannino troppo verde, ma le macerazioni sono molto lunghe, fino a 50 giorni per il Boca.

I vini di Le Piane

ΒιαηκΩ 2020

La degustazione si apre con un bianco da Erbaluce, nome che, per problemi di denominazione, non può essere riportato in etichetta. Da queste parti l’erbaluce si chiama greco novarese (o greco bianco) e da qui la scelta dei caratteri dell’alfabeto greco per il nome del vino. Pressatura verticale stile champagne a grappolo intero, una parte delle uve (circa un 5%) macerata sulle bucce, malolattica svolta, passaggio in botte grande, nessun travaso fino all’imbottigliamento e solforosa ridotta al minimo. Sono questi i presupposti per un Erbaluce gastronomico, dai profumi di miele, ibisco e pera, con un sorso ampio e un finale leggermente ammandorlato.

90/100

Nebbiolo – Colline Novaresi DOC 2019

La macerazione di 6 giorni e l’affinamento di 9 mesi in acciaio consentono a questo Nebbiolo di preservare al meglio il frutto e lo rendono un vino dalla beva pericolosamente facile. Al naso melograno e ciliegia graffione si alternano con aromi più floreali e leggermente speziati. In bocca il sorso è verticale, il tannino è ben integrato e il finale estremamente minerale solleva il sorso.

88/100

Maggiorina 2019

Frutto delle vecchie vigne che portano il medesimo nome, è costituito da un assemblaggio di più di dieci diverse uve coltivate e vinificate insieme. Nell’assemblaggio croatina, vespolina e nebbiolo, ma anche uve a bacca bianca come l’aromatica malvasia di Boca. Affinato per circa un anno in acciaio, è un vino goloso ed estremamente speziato con evidenti richiami di pepe verde e pepe bianco, noce moscata, ma anche gelatina di lampone e petali di rosa. In bocca è sapido, quasi salato con tannini dal grip mai invadente e un’ acidità che rende la beva sciolta e piacevole. Il finale è lungo e vagamente balsamico.

91/100

Mimmo 2017

Assemblaggio di nebbiolo, vespolina e croatina (formula molto simile a quella utilizzata nella vicina zona di Bramaterra) viene affinato in botti grandi esauste. Il naso è articolato e intrigante, si alternano note fruttate di arancia sanguinella e prugna a sentori di liquirizia e timo per poi regalare, dopo qualche minuto d’aria nel bicchiere, spunti di sottobosco e gesso. In bocca il sorso è suadente e generoso e la nota minerale, fil rouge di tutti i vini degustati, ben presente soprattutto nell’allungo sapido finale.

90/100

Boca DOC 2016

Il Boca di “ Le Piane” esce almeno un anno dopo rispetto a quanto previsto da disciplinare, la macerazione sulle bucce, nelle migliori annate, può arrivare fino a 50 giorni e l’affinamento in botte grande è previsto per tre anni più uno di bottiglia. Profondo ed elegante, nel calice si concede lentamente mostrando, una dopo l’altra, tutte le sue sfaccettature: viola e rosa, pompelmo e lampone, pepe nero e noce moscata e poi terra, incenso ed eucalipto. In bocca è rotondo ma al contempo agile, salato e con tannini che danno volume. Il finale e lungo, minerale e con un ritorno speziato.

92/100

Piane 2017

La degustazione si conclude con questa croatina in purezza, scelta come ultimo bicchiere per la sua dissonanza, quantomeno nelle uve, rispetto a quanto bevuto in precedenza. Frutto delle uve di vigneti centenari, il Piane viene affinato prima in tonneaux (nuove e usate) per un anno e poi in botti grandi per un ulteriore anno. Il naso è ricco e sensuale: subito si rivelano sentori di mora, amarena e creme de cassis che ben presto lasciano spazio a note di pepe nero, tabacco e grafite. In bocca è rotondo, il tannino della croatina, domato dal legno, è vellutato e l’acidità sostenuta accompagna il sorso.

91/100

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