In un’estate di viaggi incerti mi sono ritrovato ad organizzare, quasi all’ultimo, un viaggio on the road in Francia. La meta da raggiungere era l’estremo nord ovest del paese transalpino, Bretagna e Normandia, ma partendo da Torino si è resa fondamentale una tappa intermedia per spezzare il tragitto. Con grande nonchalance ho fatto notare, quasi casualmente, alla mia compagna di viaggio che, combinazione, la Borgogna risultava essere proprio nel posto giusto e, già che passavamo da quelle parti, si poteva approfittare dell’occasione per fare un po’ di sano enoturismo.
Sono quindi riuscito ad organizzare una visita preso Château des Rontets, realtà di notevole interesse in una zona della Borgogna che sta acquistando, anno dopo anno, una consapevolezza e un rilievo sempre maggiore: il Mâconnais.
Siamo A Fuissé nell’estremo sud della regione a poca distanza dal confine con il Beaujolais e, su queste colline dai suoli argillo-calcarei, lo chardonnay è il re indiscusso. Al nostro arrivo ad accoglierci c’è Fabio che, insieme a sua moglie Claire, da circa trent’anni porta avanti la cantina.
Fabio e Claire, di formazione architetti, si conoscono negli anni ’80 a Milano (città natale di lui) sul posto di lavoro e, dopo aver vissuto qualche anno nel capoluogo meneghino, decidono di trasferirsi nella tenuta dello zio di Claire per proseguire il lavoro nella vigna di famiglia che, altrimenti, sarebbe stata abbandonata di lì a poco.
L’azienda è situata nel lieu-dit Les Rontets, su di una collina a circa 350 metri s.l.m che sormonta il comune di Fuissè. I quasi 7 ettari vitati (salvo una parcella distante meno di un chilometro dalla cantina) circondano la tenuta e le vigne vanno dai 10 ai 100 anni. L’azienda ha ottenuto la certificazione biologica nel 2005 e in cantina si cercano di limitare al minimo gli interventi. Neanche a chiederlo, Claire e Fabio si occupano di ogni aspetto legato alla produzione, tanto in vigna quanto in cantina.
Gli assaggi
Pouilly-Fuissé Clos Varambon 2018
E’ l’assemblaggio delle uve di diversi appezzamenti, prevede un passaggio in legno di circa un anno (a seconda dalle annate si arriva anche a 18 mesi) parte del vino in botti grandi e parte in barrique. L’età delle vigne varia da poco più di 10 anni fino ad arrivare a viti ottuagenarie.
Il naso regala note di gelsomino, pesca e zagara, il sorso è pieno e rotondo, l’acidità spiccata mantiene la tensione costante durante tutta la bevuta e il finale è piacevolmente lungo.
89/100
Pouilly-Fuissé Pierrefolle 2018
Le uve arrivano dall’unico appezzamento fuori dal Clos e in questo caso il suolo argillo-calcareo lascia spazio a una composizione di rocce granitiche. Anche per questo vino il passaggio in legno è di circa un anno in recipienti di diverse dimensioni (400 litri e barrique).
Più morbido e dall’acidità più composta rispetto al precedente, il naso è agrumato (su tutti pompeo rosa e arancia), ma anche fieno e pietra focaia sono ben distinguibili. In bocca il sorso è ampio e estremamente minerale, quasi salato.
90/100
Pouilly-Fuissé Les Birbetts 2018
Il prodotto di punta della gamma proposta dall’azienda, raccoglie il frutto delle vigne centenarie del Clos. Il nome stesso Birbettes ricorda sostantivi che in francese sono sinonimi di vecchio. Il passaggio in legno in questo caso è di due anni, ma sempre ripartito tra barrique e botti da 400 litri.
Una bevuta dall’incredibile complessità: al naso si alternano note di zenzero e zafferano, mandarino e limone, miele millefiori e rosmarino. Il sorso è fresco, minerale, setoso e con un finale smisurato
92/100
Pouilly-Fuissé Clos Varambon 2019
Abbiamo avuto la fortuna di assaggiare anche questa annata che, al momento della nostra visita, era stata da poco imbottigliata e non era ancora in commercio.
Stesa vinificazione del 18, ma annata più calda; ne consegue un vino più ciccione e pieno. Al naso spiccano note di ananas e albicocca, in bocca l’acidità rimane sostenuta nonostante i presupposti del millesimo. In ogni caso è ancora troppo presto per esprimere un giudizio.
N.V.
Saint Amour Côte de Besset 2019
Per questa etichetta l’azienda si spinge oltre il confine regionale e arriva in Beaujolais per produrre l’unico rosso della gamma. Questo gamay 100%, vinificato in acciaio e affinato per circa sei mesi in botti esauste, è un vino dalla beva compulsiva, goloso e spensierato.
Dal bicchiere emergono note di ciliegia, visciola, geranio e pepe. In bocca il tannino è docile e la mineralità spiccata rivela un fil rouge che lo unisce con i vini precedenti. Un finale vagamente ematico conclude una bevuta estremamente piacevole.
90/100
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