Tre vini insoliti da stappare in questo periodo

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Tre vini fuori dai soliti tracciati: rari, inusuali e con un rapporto qualità-prezzo degno di nota.

Fabbrica – Newton Rosso 2020

Un vino sorprendente da un territorio in cerca d’identità vitivinicola: quello di Pienza, perla della Val d’ Orcia, praticamente a metà strada tra Montalcino e Montepulciano. Qui, a pochi chilometri dalla città ideale del rinascimento toscano, troviamo Fabbrica, un podere storico che di recente ha cambiato radicalmente volto, con la costruzione di una nuova cantina dal look à la page – a metà tra una boutique di alta moda e ristorante stellato scandinavo – e con l’assoldamento di Tim Manning, enologo britannico con esperienze pregresse da Riecine e Montecalvi in Chianti Classico, Valdonica in Maremma, e in una famosa azienda dell’Oregon. I signori Bertherat, proprietari della tenuta da diversi anni, gli hanno voluto dare carta bianca, e lui, forte di questo background eclettico, ha pensato bene di declinare il Sangiovese e le altre uve presenti nei quindici ettari di vigneto della tenuta in maniera del tutto distintiva, senza scimmiottamenti dei territori vicini.

E’ così che è nata una gamma di cinque referenze, tra le quali in questo momento si distingue il Newtown Rosso, Sangiovese di pronta beva vinificato con una quota pari al 15% di grappoli interi e affinato per 15 mesi in cemento. Un vino spigliato e succoso: più vicino al Chianti che a Montalcino o Montepulciano per agilità e fragranza del frutto, ma con distensione ed esuberanza aromatica da Val d’Orcia. Tonico e saporito, floreale e appena speziato nei rimandi, ha dato il meglio di sé su di un piatto di tagliolini al tartufo nero estivo, ma è un passpartout per buona parte della cucina di territorio: penso a pici all’aglione, ribollita, pollo fritto, salsicce (meglio se di Cinta senese) e anche a una semplice pappa al pomodoro.

91/100

 

Marco Bonfante – Due di Due 2017 

Il vino più bizzarro che ho assaggiato negli ultimi tempi è un blend di Cabernet Sauvignon, Barbera e Albarossa – uva nata dall’incrocio di Nebbiolo di Dronero e Barbera – prodotto nel Monferrato da Marco Bonfante, enologo e vinificatore che probabilmente non conoscerete, perché esporta l’85% della sua produzione. Non una semplice curiosità, ma un prodotto centrato, per quanto difficile da ascrivere alle solite categorie. Una meteora nella galassia piemontese dominata dagli autoctoni, con il Cabernet che spicca al naso e offre il solito intreccio di frutto di bosco, viola e tracce vegetali, salvo poi lasciare spazio all’acidità tonica della Barbera e al tannino appena ruvido dell’Albarossa. Il frutto è ricco, avvolgente, goloso, ma la morbidezza è mitigata da freschezza quasi sanguigna che domina anche un finale in cui il Cabernet torna a dare carattere e spessore aromatico.

In sintesi, una bottiglia che connette due mondi molto diversi, ma non così distanti: Bordeaux e Nizza Monferrato hanno più o meno la stessa latitudine!

 

91/100

Fornacelle – Bolgheri Superiore Foglio38 2019

Bolgheri si, ma con un’attenzione tutt’altro che scontata alla scorrevolezza e un rapporto qualità-prezzo decisamente insolito per la denominazione con il prezzo medio più alto d’ Italia

E’ la filosofia di Fornacelle, azienda low-profile, di origine mezzadrile, che, tra le altre cose, ha il merito di aver precorso i tempi, puntando sul Cabernet Franc molto prima che diventasse di moda. Foglio 38 è stato tra i primi vini di Bolgheri prodotti da quest’ uva in purezza una decina d’ anni fa e oggi, grazie al cambiamento del disciplinare, può fregiarsi della DOC e della menzione superiore; proviene da un singola ai piedi del colle di Castagneto Carducci e, in annata 2019, sprizza freschezza vegetale – ma non verde – che fa il paio con il frutto caldo e maturo tipico di Bolgheri e con sfumature tostate e floreali che arricchiscono il quadro. In bocca ha polpa, materia, calore, ma anche grazia ed energia data da acidità ben profilata e ricchi rimandi balsamici. Chiude lungo e vellutato, con la traccia dei legni di affinamento che amplifica il retro-olfatto senza appesantire il sorso.


L’abbiamo provato sulle costine d’abbacchio di Al Ceppo, il ristorante della Roma bene, e non ha fatto una piega. Starebbe anche con una lepre al ginepro o uno spezzatino di cinghiale in umido.

92/100

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