E se il futuro della spumantistica italiana fosse alle falde dell’Appennino? Me lo chiedo mentre sorseggio questa chicca da vigna a 700 metri in quel di Tione degli Abruzzi, comune della comunità montana sirentina.
E’ una zona questa dove, qualche decennio fa, l’uva non sarebbe mai arrivata a maturazione, e che, invece, il super-winemaker abruzzese Vittorio Festa ha individuato come idonea per la produzione di un grande Metodo Classico da Pinot Nero (70%) e Chardonnay (30%).
Stappato a tre anni dalla sboccatura, il Santa Giusta tira fuori un profluvio di marzapane e biscotti al burro, nocciola tostata, erbe disidratate e pietra focaia, gelatina di ribes e fiori in appassimento che fa molto Champagne Blanc de Noirs. Il sorso è cremoso e composto, goloso e gourmand, ma tenuto in piedi dalla giusta spinta acida di fondo e da un perlage impeccabile. Ne bevo due bicchieri da Champagnino, wine bar di recente apertura ad Ortona (CH), in abbinamento a salumi e pecorini poco stagionati; poi lo finisco a casa con pizza e porchetta della Macelleria Genobile di Torrevecchia Teatina. E se ne avessi avuta una seconda bottiglia, me lo sarei giocato anche sui primi – sia di mare che di terra – perché ha la polpa, la profondità giusta per fare da passpartout gastronomico.
Tirando le somme, uno dei migliori Metodo Classico abruzzesi assaggiati fino a questo momento!
92/100
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