Un piccolo capolavoro da vecchie vigne sui terrazzamenti di Broni, il “Grand Cru” dei rossi d’Oltrepo consacrato da vini di Lino Maga e dalle penne di Brera e Veronelli. Non esattamente un campione di leggerezza, ma nemmeno un culturista: camuffa bene i 15 gradi e mezzo riportati in etichetta e scorre senza intoppi tra more e graffioni, radici ed erbe officinali, con la giusta polpa fruttata, il piglio rustico, appena vegetale di Croatina e Barbera a dare grinta e slancio e il tocco speziato di Ughetta e Uva Rara che rende stuzzicante il finale senza traccia di calore in eccesso. Un’ ottima bottiglia per il pranzo domenicale, degna compagna di amatriciana e ragù, che dimostra che c’è vita – e fermento! – aldilà delle Bonarde dozzinali, svendute in GDO, che hanno massacrato la reputazione dei rossi tranquilli e vivaci di questo territorio storico del vino italiano.
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Oltrepò Pavese Rosso 2017 di Bruno Verdi: un grande rosso da un territorio bistrattato
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