La Svizzera come la Borgogna: degustazione alla cieca di quattro Pinot Noir

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C’è un motivo molto semplice per cui i Pinot Noir svizzeri non travalicano i confine nazionali, ed è che il mercato interno è così prospero da scoraggiare qualunque forma di export. Vale, però, la pena di provarne qualcuno, se ce n’è l’occasione, perché di sono in la via di mezzo tra lo stile arioso, “flamboyant” della Borgogna e quello più denso, più muscolare del Nuovo Mondo.


Potremmo chiamarlo il Judgement of Bra – omaggiando il compianto Steven Spurrier – perché questo blind tasting a tema elvetico si è tenuto in quel di Vicino DiVino, wine bar del cuore nella città di Slow Food. Di ritorno dalle vacanze in patria, un collega svizzero ha portato quattro vini della sua terra da degustare rigorosamente alla cieca e noialtri, per aggiungere “un po’ di pepe”, abbiamo infilato nella batteria un Pinot Noir di Borgogna con un prezzo simile a quello del più caro degli elvetici e un Sancerre Rouge. Il risultato del blind tasting? Be’, diciamo che gli svizzeri non si sono fatti parlare dietro, ma procediamo per gradi…


Due parole sul Pinot Noir in Svizzera


Se mettiamo da parte il Ticino con il suo Merlot, il vitigno a bacca nera più importante della Svizzera è senz’ombra di dubbio il Pinot Noir. Stando a quanto riportata da Swiss Fine Wines, la prima testimonianza scritta della sua presenza nel Canton Vaud (Svizzera Francese) risalirebbe al 1472, mentre nel Vallese è citato con il nome “Salvagnin” a partire dal 700’. Attualmente si contano 133 produttori di Pinot Noir nella nazione, per un totale di 462 etichette prodotte. Il Valais la fa da padrone con più di 50 produttori, seguito da Vaud, Neuchatel e Graubunden (Grigioni). Quest’ultimo cantone, che per intenderci è quello di Saint Moritz, ha avuto il miglior successo di pubblico e di critica negli ultimi anni grazie a produttori di riferimento come Donatsch, azienda preferita dello chef Andreas Caminada del tristellato Schloss Schauenstein, e Gantenbein, da molti considerato “l’equivalente della Romanee Conti in Svizzera”

Detto questo, l’unica che sappiamo riguardo ai vini in batteria è che provengono tutti dalla Svizzera tedesca e due sono proprio di Graubunden. Sappiamo anche che il range di prezzo è 20- 45 CHF (pensavate peggio, eh?!)

I miei appunti di degustazione:

1 – Furry e cioccolato, sciroppo di ciliegie, china, minerale. Tanto, pure troppo animale con il tempo. Polpa ricca e leggera riduzione, tannino felpato, ritorno insolito d’oliva al forno, affumicato in chiusura. Caratteriale, ma un po’ rustico e monolitico.

86/100

2 – Arioso e suadente: sa di mela rossa e lamponi, confettura di fragole, acqua di rose, cannella e ginseng. Strabiliante soavità fruttata, elemento verde che rinfresca e tannino quasi impalpabile. Finale arioso, rarefatto. Se è Borgogna, bene. Se non lo è, chapeau!

93/100

3 – Nota d’incenso quasi ecclesiastica che si mescola con cenere e ribes acidulo, cacao amaro, un filo di tabacco. Sottigliezza e tannino da legno un po’ disidratante, succo e sapidità, spezia sul fondo che dà sprint al finale. Non male.

89/100

4 – cupo e vegetale, con asparago e alloro, una punta animale, liquirizia e caffè. Grasso in apertura con rimandi di fragola, visciola, un tocco di cioccolato, un tannino delicato e una spinta acida sanguigna che sostiene la progressione fino a un finale soffuso, di discreta lunghezza.

88/100


5 – Profilo esuberante: visciola e melagrana, tè matcha, un filo di cenere. Sorso grassoccio, piacione, con un frutto un po’ sovramaturo e acidità in sordina. Tannino non pervenuto. Finale insolito di paprika e pomodoro. Ma siamo sicuri che è Pinot Noir?!

84/100

6 – Scura profondità: miscela arabica e cioccolato, il classico incenso e un po’ di pepi aromatici, nocciola tostata. Massa robusta, viscosa, quasi da Nuovo Mondo, il tannino è il più tosto della batteria e l’acidità riesce a tenere in moto tutta la bella massa. Finale balsamico di bella persistenza e definizione. Ottimo.

91/100

Il responso dei presenti:

1 – Punteggio totale: 432 – Punteggio medio: 86.4

Bollato da tutti – tranne lo svizzero – come rustico e sempliciotto. E’ il meno convincente del gruppo, ma non rasenta la sgradevolezza.

2 – Punteggio totale: 459 – Punteggio medio: 91.8

Per alcuni un po’ marcato del rovere, per altri – incluso il sottoscritto – semplicemente meraviglioso. Io dico Borgogna, ma non tutti sono d’accordo

3 – Punteggio totale: 439 – Punteggio medio: 87.8

Non dispiace a nessuno, ma non fa neanche venire i brividi. Svela qualche assonanza con il primo, ma è più profondo ed equilibrato. Svissero? O Novi?!

4 – Punteggio totale: 443 – Punteggio medio: 88.6

A qualcuno garba tanto. A me è sembrato poco concessivo, quasi muto alle lunghe. Comunque s’intuisce un fil rouge con il terzo (e forse anche il primo).

5 – Punteggio totale: 437 – Punteggio medio: 87.4

Il vino più divisivo della serata: piace molto a due dei partecipanti, mentre gli altri lo trovano decisamente sgraziato. Non ho idea di che roba sia, ma, per esclusione, dico Sancerre.

6 – Punteggio totale: 447 – Punteggio medio: 89.4

Il più robusto della sequenza, ma si fa apprezzare. Ottima la complessità e anche l’allungo. Propendo per l’ipotesi svizzera, perché con la Borgogna poco c’azzecca.

Si alza il sipario. Ecco i vini:

1) Weingut zum Sternen – AOC Argau Pinot Noir Klingau Kloster Sion 2017

Il primo vino è un Pinot Nero proviene dall’Argovia, regione alle porte di Zurigo. Si tratta dell’etichetta mediana di quest’azienda biologica, che produce anche un Pinot Noir entry level e una Riserva. E’ la più economica delle bottiglie in degustazione – 20 CHF alla fonte – e quindi ci sta che sia piaciuta meno delle altre.

2) Domaine de l’Arlot – Cote de Nuits Village Clos du Chapeau 2017

Dicevo Borgogna e, per una volta, c’ho preso in pieno. Anche se si tratta di un semplice Cote de Nuits Village, la differenza in termini di “flamboyance” aromatica e delicatezza del tratto lo rende pressappoco inconfondibile. C’è da dire, però, che viene quanto il più costoso dei Pinot Svizzeri: 45 euro. Mica spicci!

3) Naudin Saxer – Nobler Blauer 2018

Il secondo svizzero è prodotto da Nadine Saxer, una boutique winery situata nel cantone di Zurigo. Sul protocollo produttivo sappiamo solo che affina in barrique esauste. Il prezzo è piuttosto interessante: siamo sui 22-25 CHF.

4) Donatsch – AOC Graubunden Pinot Noir Passion 2017

Il Pinot Nero d’ingresso dell’azienda preferita dal tristellato Andreas Caminada. Un vino a mio avviso un po’ incompiuto, non particolarmente emozionante, che, però, ha conquistato la critica germanica. Il salto di prezzo rispetto al vino precedente non è da poco: passiamo da 22-25 a 40 CHF.

5) Domaine Denizot – Sancerre Biorga 2017

Stramba performance per l’eccezione rossa in un mare di Sauvignon Blanc. L’idea è che si tratti di una bottiglia infelice, ma a qualcuno piace proprio per la sua esuberanza così poco Pinot-neresca. Ogni opinione è lecita ovviamente, ma io in Loira vado a cercare altre cose…

6) Davaz – Graubunden Flascher Pinot Noir Uris 2016

Il migliore svizzero della serata proviene da Fläsch, villaggio che sta al Canton Grigione come Vosne Romanee sta alla Cote de Nuits. E’ il top di gamma di una piccola azienda biologica che ha una gemella nel Chianti Classico: Poggio al Sole a Passignano. Come prezzo, siamo sui 38-40 CHF a scaffale.

La classifica:

1) Domaine de l’Arlot – Cote de Nuits Village Clos du Chapeau 2017

2) Davaz – Graubunden Flascher Pinot Noir Uris 2016

3) Donatsch – AOC Graubunden Pinot Noir Passion 2017

4) Naudin Saxer – Nobler Blauer 2018

5) Domaine Denizot – Sancerre Biorga 2017

6) Weingut zum Sternen – AOC Argau Pinot Noir Klingau Kloster Sion 2017

In fin dei conti, i risultati non sono stati eclatanti come nel blind tasting nel 1976: la Borgogna ha mantenuto il primato anche se “gareggiava” con un plebeo Cote de Nuits Village. Quel che emerge, però, è la saggezza dell’approccio svizzero: gli elvetici non ricercano a tutti costi il canone borgognone; preferiscono, piuttosto, valorizzare quel che hanno e produrre vini più densi, più solidi rispetto alle bombe sexy della Cote d’Or, ma piacevoli, avvolgenti e molto gastronomici. I prezzi, peraltro, non sono quelli che uno si aspetterebbe da un paese dove i salari vanno dai 3000 euro a salire: fatta eccezione per alcune riserve a tiratura limitata, i Pinot Noir svizzeri rientrano tutti nella fascia 20 – 50 CHF. Dunque non è nemmeno la scarsa competitività a limitarne la diffusione, ma proprio un mercato interno che disincentiva qualunque forma di export. Del resto, che senso ha impelagarsi in rischiose spedizioni quando puoi vendere tutto ad un ottimo prezzo nel raggio di poche centinaia di chilometri dalla cantina?!

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