Era prevedibile che Angelo Gaja sarebbe venuto in terra etnea per cercare di fare il più “Pinotnereggiante” dei Nerelli possibili.
Lo era a maggior ragione se si considera che si è avvalso della collaborazione di Alberto Aiello Graci, produttore del “borgogneggiante” Arcurìa, e che le vigne le ha prese a Biancavilla, comune del versante sud ovest dell’Etna: quello dove i vini vengono più fini che potenti.
Fresco di esordio passato in sordina per colpa della pandemia, Idda, che stranamente non riporta in etichetta nessuna allusione né a Gaja, né a Graci, calza a pennello nel concetto di vino “femmineo”, di souplesse: colore trasparente, naso delicato di essenze floreali, lampone, arancia sanguinella, noce moscata, con un’idea affumicata e un tratto orientaleggiante non casuale; sorso suadente, caldo come l’annata impone – 14 gradi e mezzo – ma fluido, soave di lampone e cassis, appena sfiorato da un tannino leggiadro e riccamente speziato nel finale non lunghissimo, ma fresco e ammiccante.
La buona notizia è che costa 37 euro in un ristorante con ricarichi onesti, ovvero meno di tutti i vini piemontesi e toscani della rockstar di Barbaresco. Quella cattiva è che no: non è sensazionale, si fa bere e ricorda un ottimo Pinot Nero “base”, ma non regge il paragone con i big della denominazione: a partire dal San Lorenzo di Girolamo Russo da me assaggiato nella stessa sera di fine estate.
A dirla tutta, da questo mito di Langa mi sarei aspettato qualcosa di un pochino più ambizioso…
Punteggio: 89/100
Scheda di Idda su Gaja Distribuzione(l’indirizzo della cantina non è noto)
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