Creare una corsia preferenziale per la vaccinazione dei professionisti del vino e del cibo, che rischiano di non poter lavorare per mesi se perdono temporaneamente gusto e olfatto a causa del COVID. E’ l’idea lanciata da una produttrice di vino.
Questo il testo del post di Cecilia Naldon, proprietaria di Grifalco, azienda vinicola di Venosa (PZ), su Facebook:
Produttori di vino, cuochi, pasticceri, enologi, sommelier, giornalisti, degustatori, settore agroalimentare tutto: chi lavora utilizzando l’olfatto ed il gusto dovrebbe poter accedere ad una corsia preferenziale per potersi vaccinare, per noi il rischio Covid-19 è come minimo non poter lavorare per mesi. Che dite? Sollecitiamo chi può decidere?
Da Marzo ad oggi sono state numerose le testimonianze di professionisti che, dopo aver contratto il COVID ed essere guariti, hanno continuato a soffrire di anosmia o iposmia per diverse settimane. Tra questi il master of wine Alistair Cooper, la critica enogastronomica Lisa Denning e il wine writer inglese Jamie Goode, che ha addirittura pensato di cambiare lavoro nel corso della sua quarantena: “ Bianchi e rossi avevano entrambi un gusto strano – ha spiegato Goode – ero diventato ipersensibile ad alcuni sapori e avevo difficoltà a percepirne altri. Non ero pronto a rinunciare fare ciò che amo. Per fortuna, dopo alcune settimane, il mio palato è tornato alla normalità”.
Purtroppo non tutti hanno avuto la sua stessa fortuna. Uno studio condotto quest’estate dall’Union des Oeonologues rivela che molti dei professionisti del vino che hanno contratto il COVID nella prima ondata non sono riusciti in seguito a recuperare totalmente il senso del gusto e dell’olfatto. Un articolo di Novembre del New York Times afferma addirittura che, nonostante i due sensi tornino in genere alla normalità dopo pochi mesi ,la diffusione del virus su scala globale potrebbe far schizzare il numero delle persone che soffrono di disturbi permanenti.
Dunque un’iniziativa del genere è più che condivisibile, ma la produttrice ha specificato nei commenti che non si tratta di un modo di “saltare la fila”. E’ indubbio che debbano essere vaccinate per prime le persone a rischio, ma, vista l’importanza dei due sensi per chi lavora in quest’industria già martoriata, sarebbe giusto aprire una corsia preferenziale nel momento in cui si comincia a vaccinare la popolazione generale. Da professionisti, possiamo solo sperare che quest’idea arrivi ai piani alti…
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