L’ UE ha stabilito che solo i produttori italiani potranno utilizzare il nome “Vermentino”. La decisione ha suscitato la rabbia delle aziende del Sud della Francia che minacciano battaglia legale.
La varietà, che negli ultimi anni sta crescendo in popolarità, è diffusa in tutto il bacino mediterraneo e ha nomi diversi a seconda delle zone: in Francia è generalmente nota come Rollè. Il nome Vermentino, però, è diventato il più conosciuto, in larga parte grazie al successo delle versioni italiane.
L’UE ha accolto a richiesta dei produttori di vino italiani di proteggere questo nome, impedendone l’uso sulle etichette dei vini provenienti da altri paesi. La decisione non è piaciuta affatto ai produttori della Linguadoca, che hanno espresso il loro dissenso in una nota ribattuta da The Drinks Business.
“La Francia produce volumi di Vermentino simili a quelli dell’Italia e noi lo abbiamo sempre chiamato Vermentino, lo promuoviamo da sempre e il consumatore comincia a riconoscerlo – ha spiegato Jean-Claude Mas, uno dei più importanti produttori del Midi Francese, a The Drinks Business – non abbiamo mai chiamato il Vermentino Rolle. Questa è una decisione ingiusta”.
Mas ha inoltre espresso la sua costernazione per il fatto che i rappresentanti della Francia per il fatto che le autorità vitivinicole francesi non abbiano profuso maggiore impegno nel difendere l’uso del nome Vermentino, considerando che la sua protezione si riferisce a un decreto del 2013, aggiornato nel 2019. Ha anche riferito che sta lavorando con l’Union des Entreprises Viticoles Méditerranéennes (UEVM) per contestare la decisione, che è stata approvata sulla base del fatto che il Vermentino figuri nel nome di diverse DOP italiane.
Al contrario di Jean-Claude Mas, l’altro grande produttore di vino della Linguadoca, Gérard Bertrand, è apparso rassegnato alla decisione e ha detto di essere pronto a cambiare le etichette. “Uso il Vermentino in un blend e se devo cambiare il nome non è un grosso problema – spiega Bertrand – se i consumatori vogliono comprare il vino, lo fanno per il nome del produttore e non per il vitigno.
Questa vicenda non può che ricordare la battaglia in sede in Europea tra Italia e Ungheria per i nomi “Tocai” e “Tokaji”. In quel caso furono i produttori friulani ad essere costretti a rinunciare al nome tradizionale del loro storico vitigno e a ripiegare sull’appellativo “Friulano”.
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