E’ un quadro desolante quello che fa il ministero dell’agricoltura francese. La 2021 potrebbe essere l’annata quantitativamente più scarsa degli ultimi quarant’anni. E se Atene piange, Sparta non ride.
Gelate, grandinate, piogge e muffa. Tutte le sciagure possibili hanno colpito il vigneto francese, decimando la produzione in molte zone storiche. A Chablis è andato in fumo oltre l’80% della produzione; a Bordeaux i prezzi dell’annata corrente sono schizzati, perché si teme che nel 2021 non ci sarà vino a sufficienza per far fronte alla domanda.
“Per ora, sembra che la resa sarà paragonabile a quella del 1977, un anno in cui il raccolto della vite fu ridotto sia dal gelo distruttivo che dagli acquazzoni estivi”, ha riferito il ministero dell’agricoltura. I danni alla viticoltura sono nell’ordine di 2 miliardi di euro. Il ministro dell’agricoltura francese Julien Denormandie ha descritto le gelate di quest’anno come “la più grande catastrofe agricola dell’inizio del XXI secolo”. Fenomeni di questo genere si verificano sempre più spesso per via del cambiamento climatico, ma non erano mai stati così violenti prima d’ora.
La situazione in Italia è meno grave, ma sono diversi i territori che quest’anno porteranno il segno meno. A partire dall’Alto Piemonte, dove in alcune zone storiche come quella di Gattinara è andato in fumo quasi l’intero raccolto tra piogge e grandinate. E poi in Valdarno in Toscana e in alcune aree del Nord-est. Per non parlare del problema siccità e incendi al Sud e al Centro-sud, con i roghi che hanno lambito le vigne in Sicilia e in Abruzzo e la carenza d’acqua che sta mettendo a dura prova i grappoli in molti areali.
A tutto questo si aggiunge la situazione complessa in Germania, dove l’Ahr, storica patria del Pinot Noir tedesco, è stata duramente colpita dalle alluvioni di Luglio, che hanno compresso la produzione anche per le prossime stagioni. Tutti questi eventi hanno un solo filo conduttore: i danni arrecati all’ambiente dall’uomo con l’inquinamento. Occorre uno sforzo collettivo – anche da parte dei produttori stessi – per ridurre le emissioni ed evitare che, in futuro, produrre vino in Europa diventi estremamente complesso.
(Fonte: The Drinks Business)
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