Nello stesso mese in cui il Live Ex Top 100 Index, ovvero l’indice che traccia l’aumento di valore dei fine wines, raggiunge i massimi storici, Pandolfini batte una verticale di 36 bottiglie di Sassicaia a 23.275 euro e tre bottiglie del mitico Barolo Riserva Etichetta Collina Rionda 1989, monumento enologico prodotto dalla parcella che oggi è proprietà di Giovanni Rosso, per 8.575 euro (fonte: Wine News). Nel frattanto Bolaffi si prepara a battere il 26 Novembre migliaia di bottiglie preziose tra le quali svettano un Quarto di Brenta (13,05 litri) di Barolo Monfortino 1955 e una doppia magnum di Romanee Conti 1990. Prezzi di partenza? 10.000 euro per il primo e 20.000 per il secondo.
Insomma, se è vero che nel mezzo della pandemia gli uomini più ricchi del pianeta hanno visto i propri patrimoni aumentare, anche per effetto del boom dell’high tech e dell’e-commerce, allora è inevitabile che il segmento “lusso” del mondo vino continui a crescere in barba alle piccole aziende che, con la chiusura quasi totale del canale Ho.Re.Ca, faticano a restare a galla.
Bisogna, però, evitare di vedere del marcio dove non c’è: la crescita dei fine wines italiani, infatti, è un fenomeno assolutamente positivo per il comparto. I francesi ci insegnano che i grandi blasoni fanno da traino ai territori di provenienza e, in effetti, è innegabile che le denominazioni con un brand più forte e tanti vini apicali – Barolo in primis – abbiano tenuto botta meglio di quelle con una reputazione meno consolidata. Nel caso del Barolo, i prezzi dello sfuso hanno subito decrementi molto limitati, e l’annata 2016, pur non riuscendo per ovvi motivi a decollare, ha fatto comunque registrare un lieve aumento delle vendite (in parte anche legato agli ordini nei primi mesi dell’anno). Fino al mese scorso si respirava un’aria di cauto ottimismo: i produttori con cui ho avuto di parlare nel mio ultimo viaggio in Langa si dicevano fiduciosi riguardo alla riprese delle vendite. Le prospettive di crescita, però, sono state ridimensionate dal nuovo lockdown nel mezzo della stagione di massimo e uno stop del periodo natalizio potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione. Nonostante questo, il natale per i grandi brand – a partire da Conterno, Giacosa, Gaja, Tenuta San Guido e gli immancabili Antinori – si prospetta grandioso.