Nato sull’Isola di Jersey e trapiantato in Italia quarant’anni fa, Richard Baudains è uno dei giornalisti vinicoli più autorevoli attualmente residenti in Italia.
Racconta il vino italiano su Decanter dai tardi anni 80′, ed è stato direttore regionale per il Veneto dei Decanter World Wine Awards nel 2019. E’ anche redattore della Guida Slow Wine, e insegna all’Università di Scienze Gastronomiche, dove avrei dovuto incontrarlo di persona.
Purtroppo la pandemia ha messo il turbo a partire da metà Ottobre e Richard è finito in isolamento fiduciario dove aver avuto contatti con una persona positiva. Se non altro, però, non ha preso il virus!
Alla fine i seminari li ho seguiti da remoto, e per la prima volta non mi sono mancati i bei tempi in cui si poteva stare stretti, stretti in classe. Baudains è un ottimo professore anche a distanza: sa bene che l’interazione e il botta e risposta sono più efficaci dei monologhi infiniti di cui nessuno ricorda nulla a posteriori.
Alla fine dell’ultima lezione, gli ho chiesto di rispondere a una serie di domande sulla sua carriera e sul mestiere del giornalista vinicolo. Mi ha risposto subito, e ha sollevato due punti molto interessanti. Il primo è l’eccesso di retorica nel mondo del vino italiano. Siamo tutti poeti maledetti e, per compiacere noi stessi, finiamo per dilungarci in descrizioni prosaiche che nessuno comprende appieno. Non abbiamo chiaro in mente l’obiettivo di quest’attività, che è consigliare e guidare i lettori, non compiacere noi stessi!
L’altra è il rapporto tra degustazione e scrittura. Non basta saper degustare per essere dei bravi comunicatori del vino. Bisogna essere altrettanto abili nell’arte della scrittura!
Di seguito le domande e le risposte:
Potrebbe dirci qualcosa sul suo background? Come ha sviluppato la sua passione per il vino e quando si è trasferito in Italia?
Sono venuto in Italia alla fine degli anni 70′ per insegnare in una scuola di lingua in Piemonte. Ho cominciato ad esplorare gli scaffali del supermercato locale (la Standa), che aveva un ottimo assortimento, e poi ho iniziato a comprare in enoteca, cosa che mi ha costretto a imparare l’italiano (non lo parlavamo prima di trasferirmi). Ho appreso la lingua leggendo libri e riviste sul vino e, dal momento avevo una macchina, ho cominciato anche a visitare aziende nelle Langhe e nel Monferrato. Dopodiché ho vissuto per un anno in Liguria e per tre mesi in Toscana (visitavo cantine a tempo pieno), e un altro periodo lungo in Trentino e Alto Adige. Ho avuto la fortuna di trovare sempre lavoro in zone che producono vini interessanti.
Attualmente risiede in Friuli Venezia Giulia. Perchè ha deciso di vivere proprio lì? E’ perchè preferisce i vini friulano a quelli di qualunque altra regione italiana?
No, mi sono trasferito a Udine per diventare direttore di una scuola di lingue, ma sono molto contento di vivere qui. I vini sono grandiosi.
Nel corso delle lezioni abbiamo parlato tanto dell’obiettivo del giornalismo vinicolo. Che genere di wine writer ritiene di essere? Qual è la sua missione?
Scrivo per il piacere d’incontrare persone interessanti, ascoltare le loro storie, visitare luoghi bellissimi e degustare grandi vini. Spero di riuscire ad intrattenere le persone che leggono i miei articoli. Spero anche di fargli scoprire vini che non conoscono e di enfatizzare l’importanza e le virtù della produzione di vino artigianale.
Lei è tra i pochi che lavorano simultaneamente per riviste/guide italiane e inglesi. Qual è la differenza in termini di approccio tra i nostri wine writers e quelli anglosassoni? Quanto a lei, tende ad avere un approccio diverso in base alla pubblicazione per cui scrive?
Stilisticamente parlando, penso perchè i giornalisti anglosassoni siano meno retorici, meno prosaici dei miei colleghi italiani. Quando scrivo in Italiano, cerco di farlo alla maniera anglosassone.
Com’è cambiato il suo lavoro con il COVID?
E’ cambiato drasticamente. La partecipazione a fiere, eventi e degustazioni è parte integrante del mio lavoro. Ho partecipato e guidato seminari e degustazioni online, e mi sembra che in questo campo ci siano notevoli margini di crescita. Ho dovuto fare anche tante degustazioni di casa.
Un paio di suggerimenti per i giovani wine writers che vogliono trasformare la loro passione in una professione
Lavorate tanto sulla vostra prosa. Chiunque, se è motivato, può diventare un ottimo degustatore. Non tutti, però, possono essere ugualmente abili nella scrittura.
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