Le Rocche del Gatto: la crociata di Fausto De Andreis e il tempo ritrovato

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Articolo di Carola Pregliasco, allieva del Master in Wine Culture and Communication dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Gnothi kairon, riconosci il momento giusto.

Tempo e vino costituiscono un dualismo interessante basato su un’intrinseca interdipendenza.

Nell’ antica Grecia si usavano diversi termini per definire il tempo: Chronos per indicarne la natura quantitativa, uno scorrere inesorabile e fatale; e Kaìros, per riferirsi ad un momento propizio, un’ opportunità.

Per chi ha esperienza nel fare vino, ogni cosa ha il suo tempo: c’è il tempo per la potatura, per la vendemmia e naturalmente per il lavoro in cantina; tutto in funzione di un “tempo” che sembra sfidarne il naturale fluire, una fase indeterminata nella quale si verifica il momento più alto della commistione dei “tempi giusti”, l’attimo nel quale il vino può concedersi nella sua migliore espressione di equilibrio perfetto tra le sue componenti.

In alcuni casi esperienza e rivoluzione si incontrano e danno vita a qualcosa di decisamente inaspettato.

A Le Rocche del Gatto, nel cuore della Riviera Ligure di Ponente, si respira un’ anarchia vibrante seppur apparentemente silenziosa; come un’idea di rivoluzione sepolta che ritorna dirompente, una rimembranza con un velo di polvere nella cantina della memoria. Da 68 vendemmie la passione di Fausto De Andreis per il mondo del vino è in continua evoluzione: dà vita ad uno stile inconfondibile e fuori dagli schemi.

Al fine di rispettare e recuperare i sapori di una terra aspra e difficile da coltivare, vengono da sempre praticate lunghe macerazioni sulle bucce a partire da 7 giorni (fino al 2010), per poi arrivare a 21 giorni dall’ annata 2012, così da estrarre le note aromatiche e la pronunciata mineralità di Vermentino e Pigato, varietà tipiche del territorio. Inoltre, per combattare la “bananalizzazione” del vino ligure, le fermentazioni sono attivate da lieviti autoctoni invece che da quelli selezionati.

A differenza di molte altre realtà, Fausto inizia la degustazione dei suoi vini dalle vasche in acciaio, dove sono ancora torbidi e in movimento, per poi continuare con una degustazione verticale che racconta la sua storia: le sue felici intuizioni e le sue instancabili battaglie. Simbolo della volontà di distanziarsi dalla doxa imposta dalle leggi del mercato è lo Spigau Crociata 2001, un Pigato fatto per reggere il tempo, esserne fedele compagno, volutamente marcato dalla “s” privativa dal momento che “[…]bisogna inventarsi dei nomi per far capire le idee che vengono in mente”.

Altro nome parlante è quello del rosso Macajolo, ottenuto dall’incontro della varietà Ormeasco e il Vermentino della Riviera Ligure. Un ulteriore legame metaforico con il territorio perchè, in dialetto ligure, “macaja” è un termine utilizzato per indicare una particolare condizione meteorologica che si verifica quando spira il vento di Scirocco, il cielo è coperto da nubi e il livello di umidità è elevato. I vini di Rocche del Gatto sono lo specchio del loro artefice: mostrano senza paura i loro spigoli aromatici e sorprendono per la complessità da cui sono caratterizzati, una complessità che non ha interesse ad essere edulcorata o nascosta. E’ lo stesso produttore a descriverli con metafore prese in prestito dal mondo della musica classica: “[…] Il Vermentino è un bravo solista, il Pigato è un’orchestra, mentre lo Spigau è una sinfonia”.

Una visita alle Rocche del Gatto è un’ esperienza didattica ed emozionale al tempo stesso. Fausto De Andreis non è solo un “anarchico del Pigato”, come è stato affettuosamente definito: è la prova vivente che l’esperienza data dallo scorrere dagli anni è sicuramente importante, ma riconoscere il momento giusto, forse, lo è di più.

Note di degustazione

(di Raffaele Mosca)

Riviera di Ponente Ligure Pigato 2018

Dorato pieno. Naso provocante: affiorano pepe bianco, elicriso, alga nori e gelatina di limone, seguiti da salvia, anice, un tocco floreale. Precisissimo e incalzante il sorso: acidità da Chablis, ritorno sapido, tocco amarognolo di fondo che non disturba e finale classico su toni di erbe disidratate. Giovincello.

91/100

Riviera di Ponente Ligure Pigato 2017

Un cenno di riduzione “à la bourguignonne” in apertura. Poi propoli, zafferano, pietra focaia ed erbe officinali. E’ polposo di pesca e miele e allo stesso tempo tonico, agrumato e ancor più salino. Chiude coerente e piuttosto lungo. Preciso.

91+/100

Riviera di Ponente Ligure Pigato 2011

Nove anni tra acciaio e bottiglia, ma ne dimostra tre/quattro. Sa di erbe aromatiche e cherosene, miele d’acacia, mandarino e anice stellato. Ricorda un grande Timorasso per profusione di sensazioni mielate e di zafferano che sposano un nerbo acido-sapido assolutamente integro. Chiude lungo su toni terrestri e idrocarburici. Da brivido.

95/100

Riviera di Ponente Ligura Pigato 2004

Boschivo, autunnale: odora di porcini e tartufo scorzone, miele di castagno, tintura di iodio. Risorge in bocca, dove è la spinta sapida a comandare lo sviluppo. Chiude ossidativo su toni di cantuccio alle mandorle. Sul viale del tramonto.

89/100

Spigau Crociata 2016

Spiazzante, speziatissimo: sa d’incenso e curry, cumino, liquirizia e tofu, idrocarburo in divenire. Sorso minerale con contrappunti amarognoli, di nuovo la piccantezza che echeggia sul fondo e una nota alcolica che ne frena un po’ lo slancio.

90/100

Spigau Crociata 2006

Caledoiscopico. Profuma di genziana e marmellata d’arancia, fiori essiccati, fieno e cherosene. Sorprende all’ingresso in bocca con un guizzo sapido notevole e un ritorno ossidativo mai soverchiante. L’acidità è puntuale e il finale verte su sensazioni fresche di pepe bianco ed erbe officinali. Tutt’altro che stanco.

94/100

Spigau Crociata 2004

Dolce, piacente. Profuma di albicocca e miele di millefiori, cannella, tarte tatin, un’idea soffusa di pietra focaia. La spinta salina è intatta, ma i rimandi dolci, mielati prendono il sopravvento e abbracciano una progressione ricca, golosa, da Madeleine proustiana.

93/100

Spigau Crociata 1999

Caldarroste e senape, genziana, pietra focaia. A un naso cupo e fuligginoso corrisponde un sorso reattivo, vitale, con una netta nota amara a fare da contraltare ai rimandi minerali. Il finale è un po’ contratto, ma tonico d’agrume ed erbe officinali. Ossidazione felice, performance encomiabile…

93/100

Le Rocche del Gatto

Regione Ruato, Frazione Salea, 4

17031 Albenga (SV)

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