Le associazioni del Bio hanno vinto la loro battaglia. La proposta di “legalizzazione” delle “New Breeding Techniques” è stata bocciata dalla commissione agricoltura della Camera dei deputati. Critico , invece, il commento di Attilio Scienza, rinomato ricercatore e professore dell’Università di Milano, che la considera una scelta basata di un’ideologia di stampo “negazionista”.
“È un passo indietro, non so nemmeno se in buona o in cattiva fede, dettato dal fatto che i risultati di questo genere di ricerca sono considerati degli Ogm” – ha affermato Scienza – ma non è così, perché i prodotti del genome editing sono cloni di una varietà, che ha subito un’azione artificiale che ne accelera un cambiamento naturale. Un Sangiovese rimane lo stesso – spiega Scienza – cambia solo la sua sensibilità alla malattia, il resto rimane uguale, non sono Ogm. La speranza di sovvertire la visione dominante, e negazionista, è nella Comunità Europea, che d’imperio decida la compatibilità di queste tecniche alle linee guida dell’agricoltura comunitaria. Altrimenti, come accade spesso, ci limiteremo a fare i vassalli delle ricerche altrui, costringendoci alla lunga ad acquistare i prodotti della ricerca fatta in Germania o in Francia”. (Fonte: Wine News).
Come anticipato da Slow Food in questo comunicato, la discussione era stata riaperta dalla dimissionaria ministra Teresa Bellanova, la quale, a fine Dicembre, aveva inserito nel decreto per l’aggiornamento delle misure fitosanitarie una proposta che, se fosse stata approvata, avrebbe dato il via libera alla diffusione di organismi modificati geneticamente attraverso le “nuove” tecniche. Nel testo l’organizzazione fondata da Carlo Petrini aveva espresso una posizione diametralmente opposta rispetto a quella di Scienza, asserendo che: ” La definizione di Ogm nel Protocollo di Cartagena – lo stesso che introduce il Principio di precauzione garante della tutela della nostra salute, del nostro ambiente e della biodiversità – si basa su chiari e inconfutabili criteri. Tutte le nuove tecniche di genome editing prevedono l’introduzione di segmenti di genoma e producono organismi modificati che soddisfano tali criteri. Tuttavia, queste tecniche comportano spesso anche mutazioni indesiderate (off target), rese sempre più evidenti e documentate dalla letteratura scientifica. Infine, i protocolli di genome editing coinvolgono normalmente le stesse tecniche base dei “vecchi” Ogm, responsabili di delezioni e riarrangiamenti non voluti.”
Non è la prima volta che Scienza esprime un parere che cozza con la linea di Slow Food, IFOAM (Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica) e comitato scientifico del Biodistretto del Chianti su OGM, sostenibilità agricola e biodiversità. Si pensi a questa dichiarazione pubblicata sul settimanale economico del Gambero Rosso nel 2015 e riportata da Intravino:” Per i produttori di vino la produzione biologica e biodinamica è una via senza uscita: non rappresenta il futuro della viticoltura italiana. Marco Pallanti del Castello di Ama al convegno dell’AIEE ha affermato che se il vino biologico passasse dall’attuale 5% al 50% della produzione nazionale, l’Italia dovrebbe acquistare vino dall’estero per soddisfare il suo fabbisogno. La soluzione è nell’innovazione genetica, nella creazione di varietà resistenti ai funghi con programmi di incrocio ed in un futuro con la genome editing, l’alternativa agli OGM.“ E’ una visione che coincide con quella degli scienziati vicini a Monsanto, il grande colosso dei fitofarmaci, che negli ultimi anni ha ottenuto la licenza dagli istituti di ricerca per effettuare sperimentazioni sulla tecnologia alla base delle manipolazioni genetiche.
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il prof è contro il rame contro il bio e per la viticultura convenzionale è rimasto agli anni 70 un vero peccato tanta intelligenza sprecata