Ho pensato di comprare e stappare questa chicca dopo averla vista nelle liste dei vini di diversi ristoranti che contano.
Quando un vino riesce ad entrare nelle wine list giuste le cose sono due: o l’azienda si è affidata a un distributore scaltro che sa spingerlo, oppure è buonissimo e basta. Mi é sembrato giusto verificare durante il cenone casalingo di Capodanno e, al netto di un tempo di bevuta stimabile in dodici minuti – forse tredici – mi sento di propendere per la seconda ipotesi (ma anche l’altra è possibile!)
Rispetto a qualunque Biancolella assaggiata prima d’ora – tranne forse qualcosa di Mazzella e di Migliaccio a Ponza – siamo in un’altra galassia. S’intuisce, a dirla tutta, un’assonanza, un richiamo – non so se volontario o meno – a un altro emblematico vino costiero: il Furore Bianco di Marisa Cuomo, fratellino del Fiorduva, rispetto al quale, però, Kalimera é meno esuberante e più raffinato.
L’attacco non è sparato come si potrebbe immaginare: dal liquido dorato con qualche bagliore verdognolo emergono sussurri di timo, elicriso, finocchietto selvatico, pasta d’acciughe, cappero in salamoia. Seguono toni buccia di mandarino, limone candito e mela annurca, che riecheggiano nel sorso magro e salato: un tripudio di iodio ed erbe aromatiche da fare impallidire i detrattori della mineralità. Torna la parte vegetale a siglare la chiosa di uno sviluppo grintoso, di buona lunghezza ed eccellente dinamismo.
È un vino scorrevole, marittimo, in fin dei conti semplice, ma tutt’altro che scontato. L’ho abbinato con un pacchero monograno Felicetti al sugo di crostacei, e lo vedrei anche con orate, spigole, rombi alle erbe. A lasciarlo da parte per qualche anno non si fa peccato, ma regala soddisfazioni notevoli già da adesso.
Punteggio: 91/100
Via Baldassarre Cossa, 84
80077 Ischia (NA)
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