Vino spaziale? Di quelli che ti fanno vedere le stelle? Probabile, ma Petrus è “cosmico” anche quando viene affinato sul Pianeta Terra.
La bizzarra idea di mandare una cassa di uno dei più preziosi fine wines nello spazio è venuta a Space Cargo Unlimited, una startup di Lussemburgo che effettua spedizioni sperimentali nella bassa orbita terrestre. Il progetto WISE è il più ambizioso che l’azienda abbia portato a compimento fino a questo momento. Sul sito si legge:
A bordo dell’ISS, a un’altitudine di 400 km, abbiamo messo a dimora 12 bottiglie di vino di Bordeaux per 438 giorni e 19 ore. Hanno viaggiato per più 300 000 000 di km a 28 000 chilometri orari. 320 piante di vite, 50% Merlot e 50% Cabernet Sauvignon, sono state anche portate in orbita per 312 giorni e 14 ore, che è l’equivalente di 248 viaggi per la luna”
L’intento era proprio quello di comprendere quali variazione chimiche e sensoriali subisse il vino nello spazio. “Il motivo principale per andare nello spazio – ha spiegato Michel Lebert, il biologo che ha condotto l’esperimento – era capire come funziona il processo di invecchiamento e come possiamo influenzarlo. L’unico modo per scoprire il ruolo di alcune sostanze è ottenere condizioni in cui è possibile escluderne il funzionamento, come ad esempio l’ossigeno”.
Al ritorno dal viaggio nell’orbita, una delle bottiglie è stata inviata a Jane Anson, autrice di Decanter, che l’ha stappata e degustata tete a tete con una bottiglia dello stesso vino, Petrus 2000, affinata nella sua cantina. Il risultato? Be’, a quanto pare, il Petrus “spaziale” ha espresso profumi più evoluti e un gusto più morbido rispetto a quello “terrestre”. ” Sembrava più vecchio del vino rimasto sulla terra – ha riferito la Anson alla CNN – i tannini erano più morbidi e i profumi più floreali”.
Adesso la palla va ai biologi, che cercheranno di comprendere se le variazioni nel profilo organolettico dipendono da un’ accelerazione della curva evolutiva o da cambiamenti nella composizione del liquido. In particolare, si vuole indagare sull’effetto della microgravità e dell’aumento delle radiazione, che, nel caso delle viti spedite insieme al vino, potrebbero aver addirittura causato delle mutazioni genetiche. A sentirla così, sembra una bella trama per un film di fantascienza, ma le ragioni del progetto sono molto chiare: non è semplicemente un modo di prepararsi alle future spedizioni spaziali, ma anche di trovare soluzioni ai fenomeni climatici sempre più estremi provocati dal riscaldamento globale.
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