Gian Marco Viano, titolare di Monte Maletto, è l’ unico italiano della nuova lista dei “gamechanging producers”, gli artigiani che cambieranno il mondo del vino e del cibo.

34 anni, vignaiolo a Carema, enclave del Nord Piemonte a due passi dal confine con la Valle d’ Aosta, Viano è, secondo The World’s 50 Best, il custode di una tradizione vitivinicola che esiste dai tempi dei romani e che rischiava di scomparire per colpa dell’industrializzazione. Già sommelier in numerosi ristoranti stellati e non, Viano ha lasciato la sala per la campagna pochi anni fa. Partendo da una vecchia di 700 metri quadri, ha fondato Monte Maletto, una realtà piccola, ma qualitativamente straordinaria, che ruota attorno agli autoctoni Nebbiolo ed Erbaluce, entrambe coltivati in regime biologico e vinificati senza additivi. ” Dobbiamo rompere gli schemi dell’enologia moderna – afferma – lasciando correre il vino come un cavallo che non vuole essere recintato. Questo non significa che dobbiamo lasciare che i processi naturali producano cattivi vini, ma dobbiamo essere intelligenti e interferire nel processo solo quando è veramente necessario, preferibilmente usando le nostre mani e la nostra mente, non i coadiuvanti enologici”.
“Il suo spirito imprenditoriale ha infuso nuova vita nella zona – si legge nella scheda su 50 Best – con i vigneti della regione che stanno vivendo una rinascita paragonabile alla New Wave del cinema francese: un movimento ribelle che sviluppa un nuovo linguaggio per la vinificazione”. Oltre ai giudici della 50 Best, Viano ha conquistato anche la critica internazionale: il suo Carema Sole e Roccia 2017 è stato descritto da Antonio Galloni, che gli assegnato un punteggio di 94/100, come “vino favoloso, intenso, che esprime le migliori qualità del Nebbiolo di Carema”.
Foto: Danila Atzeni
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